Classificazione, infrastrutture, incentivi: cosa dice la nuova risoluzione del Parlamento UE sull’idrogeno

La nuova risoluzione del Parlamento UE sull’idrogeno

Classificazione, infrastrutture, incentivi: cosa dice la nuova risoluzione del Parlamento UE sull’idrogeno

Il Parlamento Europeo è convinto che l’idrogeno verde sia l’unica variante dell’H2 in grado di contribuire realmente alla decarbonizzazione a lungo termine, ma è altresì consapevole che nella fase di transizione anche l’idrogeno blu (classificazioni basate sui colori che peraltro la stessa assemblea di Strasburgo esorta a sostituire con termini scientificamente più accurati) sarà fondamentale. Secondo gli eurodeputati, però, è necessario dare dei paletti all’H2 prodotto da fonti fossili, in modo che il suo contributo sia davvero soltanto temporaneo e finalizzato a sviluppare una ‘hydrogen economy’ che abbia come orizzonte di lungo periodo unicamente l’idrogeno rinnovabile.

E’ questo uno dei punti chiave della ‘Risoluzione del Parlamento europeo del 19 maggio 2021 su una strategia europea per l’idrogeno’, che affronta moltissimi aspetti legati alla diffusione di questo vettore energetico, come la sua regolamentazione, la necessità di incentivi, il ruolo delle tecnologie di CCS (Carbon Capture and Storage) e, tema spesso un po’ trascurato ma altrettanto rilevante, l’utilizzo dell’acqua, risorsa limitata e preziosa, per il processo di elettrolisi.

Il Parlamento UE sottolinea innanzitutto “la necessità di mantenere e sviluppare ulteriormente la leadership tecnologica dell’UE lungo tutta la catena del valore dell’idrogeno” a si dice convinto – nella risoluzione – che “solo l’idrogeno rinnovabile può contribuire in modo sostenibile al conseguimento della neutralità climatica a lungo termine”. Ma, poiché questa variante dell’H2 non è ancora competitiva, esorta anche “la Commissione e gli Stati membri a incentivare la catena del valore e la diffusione sul mercato dell’idrogeno rinnovabile”.

Classificazione

‘Idrogeno rinnovabile’, e non ‘idrogeno verde’, poiché gli euro deputati ritengono che “la classificazione delle diverse forme di idrogeno debba essere determinata sulla base di una valutazione indipendente e basata su dati scientifici, che si discosti dall’approccio comunemente utilizzato, basato sul colore” e che invece tenga in considerazione “le emissioni di gas a effetto serra prodotte durante il ciclo di vita nel corso dell’intero processo di produzione e trasporto dell’idrogeno” e sono convinti che appunto la formula ‘idrogeno rinnovabile’ “sia l’opzione più obiettiva e basata su criteri scientifici per tale categoria di idrogeno”.

Produzione

Chiarito ciò e passando ad analizzare le dinamiche relative alla produzione, l’assemblea “riconosce che sul mercato saranno presenti diverse forme di idrogeno, come l’idrogeno rinnovabile e l’idrogeno a basse emissioni di carbonio”. Quest’ultimo è il comunemente definito ‘idrogeno blu’, che “avrà un ruolo quale tecnologia ponte nel breve e medio termine”. Ma il Parlamento esorta la Commissione “a valutare approssimativamente la quantità di idrogeno a basse emissioni di carbonio necessaria ai fini della decarbonizzazione fintantoché il solo idrogeno rinnovabile non possa subentrare in tale ruolo, in quali casi e per quanto tempo”.

Per questo, e più in generale per conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo, avrà un ruolo importante anche la cattura, lo stoccaggio e l’utilizzo del carbonio (CCS/U) secondo i parlamentari di Strasburgo, che si dicono favorevoli “ad un contesto strategico integrato per stimolare l’impiego di applicazioni CCS/U sicure dal punto di vista ambientale e in grado di realizzare una riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra, in modo da rendere l’industria pesante neutra dal punto di vista climatico, ove non esistano possibilità di riduzione diretta delle emissioni”. Una soluzione che tuttavia viene ritenuta secondaria e soltanto complementare a quella privilegiata che riguarda “la riduzione diretta delle emissioni e gli interventi volti a conservare e potenziare i pozzi di assorbimento e le riserve naturali dell’UE”.

Uso dell’acqua

Il Parlamento Europeo nella sua risoluzione pone anche l’accento – cosa che spesso non viene fatta, nel dibattito sul futuro scale-up dell’idrogeno verde, o meglio rinnovabile – “sulla notevole quantità di risorse naturali, come l’acqua, necessarie per la produzione di idrogeno e sui problemi che possono sorgere nelle regioni europee in cui l’acqua scarseggia”, e quindi sottolinea “l’importanza di aumentare l’efficienza delle risorse, di ridurre al minimo l’impatto sull’approvvigionamento idrico regionale, di garantire un’attenta gestione delle risorse e dell’uso del suolo per la produzione di idrogeno e di evitare qualsiasi contaminazione dell’acqua, dell’aria o del suolo, deforestazione o perdita di biodiversità imputabile alla catena di produzione legata all’idrogeno”.

Infrastrutture

Ampio e dettagliato anche il capitolo relativo alle infrastrutture per il trasporto e lo stoccaggio dell’H2, di cui “è opportuno cominciare a predisporre la pianificazione, la regolamentazione e lo sviluppo” nonché un loro “adeguato sostegno finanziario, al fine di garantire la diffusione dell’idrogeno in molti settori”.

In tale contesto, la risoluzione sottolinea anche “il ruolo strategicamente essenziale dei porti marittimi e interni multimodali quali poli di innovazione per l’importazione, la produzione, lo stoccaggio, la fornitura e l’utilizzo dell’idrogeno” e sottolinea “la necessità di spazi e investimenti nelle infrastrutture portuali al fine di promuovere l’utilizzo di nuove tecnologie a basse e a zero emissioni sulle coste nazionali e nei porti e di creare una catena del valore industriale per l’idrogeno lungo i corridoi di trasporto multimodali”.

Incentivi alla domanda

Il Parlamento di Strasburgo rileva infine la necessità di predisporre una serie di incentivi alla domanda, che garantiscano una “compensazione proporzionata” ed evitino la “duplicazione delle sovvenzioni sia per la produzione che per l’uso, la creazione di bisogni artificiali e indebite distorsioni del mercato”. A tal proposito gli eurodeputati formulano alcuni esempi: “Quote per l’utilizzo di idrogeno rinnovabile in un numero limitato di settori specifici; garanzie della Banca Europea per gli Investimenti per ridurre il rischio iniziale dei co-investimenti fino a quando non siano competitivi sotto il profilo dei costi; strumenti finanziari, tra cui i contratti per differenza sul carbonio per progetti che utilizzano idrogeno rinnovabile o a basse emissioni di carbonio”, il tutto “al fine di promuovere la decarbonizzazione attraverso l’idrogeno laddove ciò sia essenziale per preservare la competitività degli utilizzatori finali”.
 
di Francesco Bottino
 
Fonte: hydronews.it



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