‘Fit for 55’: i commenti di Enel e Confindustria sul pacchetto di norme ambientali proposto dalla Commissione UE

‘Fit for 55’: i commenti di Enel e Confindustria sul pacchetto di norme

‘Fit for 55’: i commenti di Enel e Confindustria sul pacchetto di norme ambientali proposto dalla Commissione UE

È decisamente positivo il giudizio di Francesco Starace, Amministratore delegato del gruppo Enel, su ‘Fit for 55’, il pacchetto di norme proposte dalla Commissione Europea per raggiungere l’obbiettivo di una riduzione delle emissioni pari al 55% rispetto ai valori del 1990, entro il 2030.

“Sosteniamo con convinzione la proposta della Commissione Europea di realizzare l’ambizioso Green Deal tramite una serie di strumenti necessari, concreti e completi. Siamo decisamente in favore di target più elevati sulle rinnovabili, come il 40% al 2030, di target specifici di efficienza energetica e dell’annunciato potenziamento del già esistente e funzionante ETS” ha detto il numero uno di Enel.

“Gli obiettivi sono importanti, ma per raggiungerli è altrettanto essenziale uno snellimento rapido ed efficace delle procedure di autorizzazione a livello di Stati membri, in particolare per quanto riguarda le rinnovabili. Per Enel, questa serie di proposte sta anche aprendo la strada a una necessaria accelerazione verso un’ulteriore elettrificazione degli usi finali dell’energia, come i trasporti su strada e il riscaldamento, che rappresenta già l’alternativa più competitiva e pulita ai combustibili fossili”.

Dello stesso tenore anche il commento di Confindustria che, per bocca del suo Delegato per l’energia e la transizione energetica Aurelio Regina definisce il pacchetto ‘Fit for 55’ un “un guanto di sfida senza precedenti lanciato dall’Europa alla politica industriale”.

Secondo l’esponente dell’associazione nazionale degli industriali gli obbiettivi ambientali fissati da Bruxelles “sono importanti per le generazioni future” e il loro raggiungimento “deve impegnare l’intera società a finalizzare, attraverso un dialogo inclusivo e non ideologico, un quadro di riferimento capace rendere green l’economia europea senza penalizzare le imprese e i Paesi che, come nel caso dell’Italia, hanno progressivamente aumentato gli sforzi per accelerare la transizione energetica e ambientale, raggiungendo oggi posizioni di frontiera in molti settori economici”.

Regina ha quindi ricordato che la stessa Commissione prevede a livello europeo “un fabbisogno di investimenti complessivo al 2030 di più di 3.500 miliardi, di cui oltre 600 per l’Italia. Si tratta di un piano senza precedenti che ci obbliga a cambiare marcia e a passare dalla discussione sugli obiettivi, ormai decisi, a un dibattito pragmatico sulle soluzioni, considerando tutte le opzioni possibili sulla base del costo e della reale efficacia, per evitare di generare potenziali ripercussioni negative per le imprese europee e un inutile spreco di risorse”.

Secondo il delegato di Confindustria è infatti importante poter garantire alle generazioni future “anche la tenuta di un sistema produttivo manifatturiero in grado di assicurare occupazione e sviluppo all’interno di un contesto di filiere globali nel quale tutti devono fare la loro parte nella geopolitica dell’ambiente per evitare effetti di spiazzamento. Nel nostro Paese sono presenti settori di base fondamentali per lo sviluppo della green economy e leadership manifatturiere pronte a cogliere le grandi opportunità offerte dal nuovo scenario. Per questo il dibattito sull’ambiente deve essere accompagnato da una politica industriale nazionale ed europea volta a costruire anche un ecosistema per uno sviluppo industriale sostenibile” ha concluso Regina.

 

Fonte: hydronews.it



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